Dopo quella sera, Marco iniziò a mandarmi anche messaggi erotici.
All’inizio mi spaventavano, ma poi pensai che fosse normale. Del resto non
avevo termini di paragone. Avevo avuto un solo fidanzato prima di lui, e queste
cose non erano mai successe.
Con Marco tutto sembrava normale, anche le cose che non lo erano.
Quando ricevevo un messaggio erotico, m'immedesimavo in quelle parole. Alcuni
erano anche abbastanza spinti, forse un po’ volgari, ma io continuavo a pensare
che fosse tutto nella norma. Ero talmente presa ed innamorata di lui, che
consideravo assai più strano quanto era accaduto col mio ex.
Mi scriveva dove e come avrebbe voluto scoparmi, mi diceva come vestirmi per un incontro erotico, ed io
zitta zitta ubbidivo perché volevo accontentarlo. Volevo renderlo felice. Così
iniziai a comprare mini gonne e calze autoreggenti. A volte facevamo sesso in
auto in pieno giorno sul lungomare, e lì servivano sicuramente sia la gonna sia
le calze autoreggenti. Mi toglieva le mutandine e se le portava a casa come
trofeo e così, facendo finta di nulla come se fossimo lì a chiacchierare, mi
penetrava come se niente fosse. Era talmente eccitante che riuscivo a provare
due o tre orgasmi. Non capivo più nulla.
Consumato il mio piacere mi chiedevo se tutto questo fosse
normale. Oggi so che non lo era, ma in quel periodo non avevo testa per
pensare. Avevo solo un cuore per amare e un corpo per godere. Tutto il resto
non contava niente.
A Marco piacevano anche i travestimenti, e talvolta accadeva che
si giocasse al dottore. Io ero
l’infermiera e lui l’ammalato. Dovevo curarlo
con amore e dedizione. Oppure al delinquente e l’avvocato. Naturalmente lui era
il delinquente che veniva in ufficio da me per discutere la sua difesa, e così mi scopava sulla scrivania. Tutto
questo rigorosamente nel suo negozio. Follia? Sì. Pura e angosciante follia.
Facevo tutto quello che diceva, più nel male che nel bene. Ero sulla via della
perdizione.
Brano tratto da “Bordeline: quando una donna ama” di Antonella
Contu
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