Quella sera, come da prassi, dopo la pizza ci sarebbero state le
danze. Io ero in preda al panico, naturalmente bissai l’invito. Troppo
pericoloso mi dicevo. Questo mi porta a letto in men che non si dica: se si
tratta di destino, non mancherà occasione di rivedersi. Allora sarò più forte e
pronta ad affrontare qualsiasi attacco da questo meraviglioso essere
soprannaturale. Così, dopo i saluti di rito, mentre Lui e tutti gli altri
andarono a ballare al Depp, io ritornai buona a casa.
Proprio lì, nel buio della mia stanza da letto, che pensieri
immondi e sconci, iniziarono a impossessarsi della mia anima. Non riuscivo a
dormire: pensavo solo a Marco ed a quando avrei potuto rivederlo. E se non ci
fosse stata più occasione? Stupida. Sei una stupida. Dovevi andare e vedere un
po’ che poteva succedere. Agitata ed imprigionata nei miei pensieri impuri
riuscii a dormire qualche ora.
Il giorno dopo, non vedevo l’ora di sentire la mia amica, per
strapparle il maggior numero d'informazioni su Marco. Sì, perché a causa della
mia stupida timidezza, la sera prima la nostra conversazione era stata
abbastanza misera. Poche parole, soprattutto di circostanza. Così mi prodigai
subito per organizzare quel giorno stesso un aperitivo con Marta, la mia amica
del cuore. Alle sette del pomeriggio, puntuale come un orologio, ero già
seduta al tavolino sulla terrazza del bar.Marta era come sempre in ritardo. Nell'attesa, notai ogni particolare di quella terrazza.
Il ferro battuto, le lampade in stile, le tovaglie in cotone
bianco orlate di pizzo: sembrava il chiacchierino che m’insegnarono le suore al
catechismo. “Che strano”, mi dissi, “è una vita che vengo qua e non mi sono mai
resa conto di quanto sia bello ed accogliente questo posto.” Pensai che fosse
il mio stato d’animo a farmi apprezzare così tanto i particolari.
Brano tratto da “Bordeline: quando una donna ama” di Antonella
Contu