Erano passati Natale e Capodanno. Avevo trascorso le feste di
Natale come sempre, con la mia famiglia. Quello che avevo pensato ed immaginato
nella mia testa non si era avverato. Noi non eravamo una coppia normale. Da
quell’ultima sera sul lungomare Marco era sparito nuovamente. Solo una
telefonata dello gnomo, ricevuta il
giorno di Natale per farmi gli auguri, aveva svelato il mistero. Marco era
tornato da Lei. Con lei aveva trascorso le feste, con Lei aveva ricominciato ad
uscire.
Io ero tornata nel baratro della mia disperazione. Mi aveva
giusto mandato un messaggio per gli auguri a cui, vinta dalla rabbia, non avevo
nemmeno risposto. Fino a quando, agli inizi di febbraio, aveva cominciato ad
inviarmi strani messaggi.
Aveva rincominciato a parlarmi di musica, dell’amore per me, del
fatto che fossi il grande amore della sua vita, che Lei non contava niente.
Sicuramente aveva avuto bisogno di soldi o di chissà cos’altro, quindi era
stato costretto a tornarci insieme. Del resto, da quel punto di vista, io non
avrei mai potuto aiutarlo. Gli avevo già prestato dei soldi a suo tempo, e non
me li aveva mai restituiti. Da parte mia, non avevo nemmeno mai avuto il
coraggio di chiederli indietro, e quando avevo capito che la cosa sarebbe
diventata routine, avevo messo le cose in chiaro.
Mai
più, non posso e non voglio.
I messaggi intanto continuavano. Regolari ed immancabili.
“Mi manchi”, “ti penso”, “allora? Quando ci vediamo?” “Pizza e
birra come ai vecchi tempi”?
Li avevo ignorati tutti, fino ad una sera in cui, vinta da non so
quale senso di colpa e da un’infinita nostalgia, decisi di accettare un suo
invito ad uscire. L’avevo messo in conto. Pensato, soppesato e mi ero detta “la
prossima volta che mi chiede di uscire, accetto.” Così feci. Erano più di tre,
forse quattro mesi che non lo vedevo, quindi ansia come sempre. Cosa mi metto,
come mi vesto e bla bla bla.
Brano tratto da “Bordeline: quando una donna ama” di Antonella
Contu
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