mercoledì 6 febbraio 2019

Aspettando lui...


Quella sera, come da prassi, dopo la pizza ci sarebbero state le danze. Io ero in preda al panico, naturalmente bissai l’invito. Troppo pericoloso mi dicevo. Questo mi porta a letto in men che non si dica: se si tratta di destino, non mancherà occasione di rivedersi. Allora sarò più forte e pronta ad affrontare qualsiasi attacco da questo meraviglioso essere soprannaturale. Così, dopo i saluti di rito, mentre Lui e tutti gli altri andarono a ballare al Depp, io ritornai buona a casa.

Proprio lì, nel buio della mia stanza da letto, che pensieri immondi e sconci, iniziarono a impossessarsi della mia anima. Non riuscivo a dormire: pensavo solo a Marco ed a quando avrei potuto rivederlo. E se non ci fosse stata più occasione? Stupida. Sei una stupida. Dovevi andare e vedere un po’ che poteva succedere. Agitata ed imprigionata nei miei pensieri impuri riuscii a dormire qualche ora.

Il giorno dopo, non vedevo l’ora di sentire la mia amica, per strapparle il maggior numero d'informazioni su Marco. Sì, perché a causa della mia stupida timidezza, la sera prima la nostra conversazione era stata abbastanza misera. Poche parole, soprattutto di circostanza. Così mi prodigai subito per organizzare quel giorno stesso un aperitivo con Marta, la mia amica del cuore. Alle sette del pomeriggio, puntuale come un orologio, ero già seduta al tavolino sulla terrazza del bar.Marta era come sempre in ritardo.  Nell'attesa, notai ogni particolare di quella terrazza.

Il ferro battuto, le lampade in stile, le tovaglie in cotone bianco orlate di pizzo: sembrava il chiacchierino che m’insegnarono le suore al catechismo. “Che strano”, mi dissi, “è una vita che vengo qua e non mi sono mai resa conto di quanto sia bello ed accogliente questo posto.” Pensai che fosse il mio stato d’animo a farmi apprezzare così tanto i particolari.

Brano tratto da “Bordeline: quando una donna ama” di Antonella Contu

venerdì 1 febbraio 2019

La nostra magnifica città


Dopo 150 metri arriviamo vicino ad una moto parcheggiata sul marciapiede, una Harley Davidson di non so che anno. Colore bordeaux. Due caschi neri adagiati sulla sella.
“Wow! Fantastica,” Penso io. Sono in ansia ma perché ho sempre avuto paura di andare in moto.
“Tieni, mettitelo.”
Ma come? Mi sono appena piastrata i capelli! Chi se ne frega... quando mi ricapita? Salgo in moto felice come non mai. Mi stringo forte a lui, e senza pensare a niente si parte. Sono strafelice.
“Che dici? Facciamo i turisti per una sera?”
“Certo, perché no!”

La nostra città è bellissima, sopratutto se la guardi con gli occhi del turista. Affacciata sul mare, con le sue stradine strette, che in moto si percorrono con estrema facilità, è un vero spettacolo. Chiese, musei, botteghe artigiane, la vecchia università, ogni angolo di strada è particolare. Nell’aria si sente un buon profumo. Odore di cibo che arriva dai vari ristorantini del centro storico. Rumori di posate, di piatti rotti. Un cameriere impreca. Forse per il troppo lavoro che ha da fare. O forse perché dovrà raccogliere i cocci rotti.
Ogni tanto ci fermiamo per scambiarci un bacio e per fumare una sigaretta.

Sul colle della città, la terrazza panoramica ci accoglie in tutto il suo splendore. E’ solo pedonale quindi non possiamo raggiungerla con la moto. Sarebbe un vero peccato scendere, stiamo bene in sella, stretti stretti. Così proseguiamo il nostro giro turistico. Le mura del castello, con le varie fortificazioni e le sue torri. Le stradine, i negozi di porcellane, di tappetti ed arazzi. Marco si ferma. “Vieni... è l’ora dell’aperitivo.”

Non ero mai stata in quel locale, eppure ci sarò passata davanti un milione di volte. E’ molto carino ed accogliente. Luci soffuse, musica da piano bar. I tavolini in legno con le sedie abbinate color mogano scuro. Alle pareti stampe anni ‘70. Un vecchio jukebox e dischi in vinile sparsi ovunque. Sono usati come sotto piatti, e penso che sia un vero spreco, ma tutto era comunque bellissimo.

Brano tratto da “Bordeline: quando una donna ama” di Antonella Contu

Lui è tutto il mio mondo


“Ti amo Laura come non ho mai amato nessuna in vita mia, non lasciarmi mai. Non mi devi mai lasciare, Tu sei mia. Ricordatelo sempre.”
Ecco, di nuovo quelle parole. Il mio ego si fortifica e mi sento importante. Sì, è lui l’uomo della mia vita, invecchieremo insieme!
Appena il tempo di ricomporci e mi rendo conto che il mio bel cappottino bianco firmato, ormai ha pulito il pavimento. Ora che m'invento quando torno a casa?
“Scusa per quello che ho fatto, non me l’aspettavo, non so cosa mi sia preso.”

“E di che? È sempre un piacere,” e mi fa l’occhiolino.
“Scemo, ho capito questo doppio senso, in ogni caso ci siamo giocati l’aperitivo da Luca, devo scappare, ci sentiamo dopo.” Bacio a stampo e scappo via come se avessi rubato le caramelle in un negozio.
Sono frastornata da quanto è accaduto, non so perché mi viene da pensare allo gnomo. Strano, perché ormai è uscito dalle nostre vite. Eppure avverto la sua presenza nei miei pensieri, suscita in me apprensione e malumore. Non so. Forse sono solo inutili preoccupazioni.

Arrivata a casa, riesco fortunatamente a giustificare piuttosto bene il grigio topo del mio cappottino bianco firmato, anche perché mia madre lo nota subito.
“Che palle mamma, ho dovuto far vedere un immobile mezzo diroccato in via Garibaldi e mi sono appoggiata ad una specie di piccionaia che c’era all’ingresso, per fortuna me ne sono accorta altrimenti sarebbe anche più sporco!”

Ecco avevo inventato un’ottima scusa, l’ennesima direi. Sì, perché ormai, per coprire la mia storia con Marco, non facevo altro che raccontare bugie a mezzo mondo, e dal quel mezzo mondo mi allontanavo sempre di più. Quasi senza accorgermene, stavo perdendo le amiche, non uscivo più con loro, ed anche le sere in cui non ci vedevamo con Marco, me ne stavo a casa. Esisteva solo lui. La mia vita sociale si era ridotta alle ore che trascorrevo in ufficio a lavorare. Per il resto non avevo più interessi, per niente e per nessuno. La mia dipendenza fisica, affettiva e soprattutto mentale peggiorava, anche tutto questo avrebbe avuto un senso. L’avrei capito molto presto.

Brano tratto da “Bordeline: quando una donna ama” di Antonella Contu


Una ragazza sulla cattiva strada...


Dopo quella sera, Marco iniziò a mandarmi anche messaggi erotici. All’inizio mi spaventavano, ma poi pensai che fosse normale. Del resto non avevo termini di paragone. Avevo avuto un solo fidanzato prima di lui, e queste cose non erano mai successe.

Con Marco tutto sembrava normale, anche le cose che non lo erano. Quando ricevevo un messaggio erotico, m'immedesimavo in quelle parole. Alcuni erano anche abbastanza spinti, forse un po’ volgari, ma io continuavo a pensare che fosse tutto nella norma. Ero talmente presa ed innamorata di lui, che consideravo assai più strano quanto era accaduto col mio ex.

Mi scriveva dove e come avrebbe voluto scoparmi, mi diceva come vestirmi per un incontro erotico, ed io zitta zitta ubbidivo perché volevo accontentarlo. Volevo renderlo felice. Così iniziai a comprare mini gonne e calze autoreggenti. A volte facevamo sesso in auto in pieno giorno sul lungomare, e lì servivano sicuramente sia la gonna sia le calze autoreggenti. Mi toglieva le mutandine e se le portava a casa come trofeo e così, facendo finta di nulla come se fossimo lì a chiacchierare, mi penetrava come se niente fosse. Era talmente eccitante che riuscivo a provare due o tre orgasmi. Non capivo più nulla.

Consumato il mio piacere mi chiedevo se tutto questo fosse normale. Oggi so che non lo era, ma in quel periodo non avevo testa per pensare. Avevo solo un cuore per amare e un corpo per godere. Tutto il resto non contava niente.

A Marco piacevano anche i travestimenti, e talvolta accadeva che si giocasse al dottore. Io ero l’infermiera e lui l’ammalato. Dovevo curarlo con amore e dedizione. Oppure al delinquente e l’avvocato. Naturalmente lui era il delinquente che veniva in ufficio da me per discutere la sua difesa,  e così mi scopava sulla scrivania. Tutto questo rigorosamente nel suo negozio. Follia? Sì. Pura e angosciante follia. Facevo tutto quello che diceva, più nel male che nel bene. Ero sulla via della perdizione.

Brano tratto da “Bordeline: quando una donna ama” di Antonella Contu


giovedì 31 gennaio 2019

L'inizio di un incubo


Era l’estate del 2006, avevo trentasei anni, non più giovane, ma nemmeno da buttare via, ed è stato proprio in quel periodo che ho conosciuto Marco. In un momento particolare della mia vita.

Fino a quel momento avevo vissuto una vita normale, forse un po’ piatta, stile lavoro - casa, casa - lavoro, con un fidanzato normale e due famiglie alle spalle abbastanza presenti. Ecco, credo che proprio quelle famiglie così presenti, siano state la causa scatenante della rottura definitiva con il mio ex. Forse è per questo che finita quella storia, mi son detta: “Il prossimo lo voglio bello e dannato”. Così è stato. Un turbinio di passioni, emozioni, sensazioni da sballo.

Ho vissuto ogni istante di quella storia come se fosse la prima volta che respiravo, che gioivo, che ridevo, che piangevo. Semplicemente... che vivevo! Ancora non sapevo che proprio quella storia, sarebbe stato l’inizio di un incubo.

Non sono mai stata una femme fatale, e non sapevo quasi niente del sesso, a parte il fatto che esistono varie posizioni per godere di piacere. Non sapevo nemmeno che se sai ascoltare il tuo corpo, questo è in grado di darti un milione di sensazioni: naturalmente Marco questo lo sapeva. Tutto quello che so sul sesso, me l'ha insegnato lui. O meglio, ha solo affinato le mie doti sessuali. Diceva che a letto ero bravissima, e non perché avessi letto dieci volte il libro sul Kamasutra, ma semplicemente perché, il mio istinto animale di femmina, era stato risvegliato dai suoi feromoni. Ed anche dai miei, credo.

Come spesso capita era l’amico di un’amica. O meglio il trombamico di un’amica, ed anche di un’altra amica. Del nostro gruppo di single sfigate, ero stata la sua terza conquista, ma anche quella che aveva resistito di più e quella che aveva sofferto maggiormente.

Marco era bello. Occhi verdi, fisico statuario. Addominali scolpiti. Bicipiti in primo piano. Un ammaliatore. Mani possenti, dita affusolate, sguardo penetrante. E soprattutto era brizzolato. E’ vero, ho sempre avuto un debole per gli uomini brizzolati, forse perché mio padre, quando è morto, nonostante fosse ancora giovane era già brizzolato.

Brano tratto da “Bordeline: quando una donna ama” di Antonella Contu

Una coppia normale?


Erano passati Natale e Capodanno. Avevo trascorso le feste di Natale come sempre, con la mia famiglia. Quello che avevo pensato ed immaginato nella mia testa non si era avverato. Noi non eravamo una coppia normale. Da quell’ultima sera sul lungomare Marco era sparito nuovamente. Solo una telefonata dello gnomo, ricevuta il giorno di Natale per farmi gli auguri, aveva svelato il mistero. Marco era tornato da Lei. Con lei aveva trascorso le feste, con Lei aveva ricominciato ad uscire.

Io ero tornata nel baratro della mia disperazione. Mi aveva giusto mandato un messaggio per gli auguri a cui, vinta dalla rabbia, non avevo nemmeno risposto. Fino a quando, agli inizi di febbraio, aveva cominciato ad inviarmi strani messaggi.

Aveva rincominciato a parlarmi di musica, dell’amore per me, del fatto che fossi il grande amore della sua vita, che Lei non contava niente. Sicuramente aveva avuto bisogno di soldi o di chissà cos’altro, quindi era stato costretto a tornarci insieme. Del resto, da quel punto di vista, io non avrei mai potuto aiutarlo. Gli avevo già prestato dei soldi a suo tempo, e non me li aveva mai restituiti. Da parte mia, non avevo nemmeno mai avuto il coraggio di chiederli indietro, e quando avevo capito che la cosa sarebbe diventata routine, avevo messo le cose in chiaro.

Mai più, non posso e non voglio.

I messaggi intanto continuavano. Regolari ed immancabili.
“Mi manchi”, “ti penso”, “allora? Quando ci vediamo?” “Pizza e birra come ai vecchi tempi”?
Li avevo ignorati tutti, fino ad una sera in cui, vinta da non so quale senso di colpa e da un’infinita nostalgia, decisi di accettare un suo invito ad uscire. L’avevo messo in conto. Pensato, soppesato e mi ero detta “la prossima volta che mi chiede di uscire, accetto.” Così feci. Erano più di tre, forse quattro mesi che non lo vedevo, quindi ansia come sempre. Cosa mi metto, come mi vesto e bla bla bla.

Brano tratto da “Bordeline: quando una donna ama” di Antonella Contu

Il ritorno dell'Estate


Era estate inoltrata e la voglia di uscire e divertirsi era tanta. Faceva caldo ed i locali sul lungomare erano quasi tutti sold out, soprattutto nel week and. Le nuove discoteche all’aperto erano la massima attrazione. Le mie amiche, Marta in testa, facevano a gara per farmi distrarre.

Organizzavano serate a tema, tipo parrucca party, piuttosto che notte bianca e via discorrendo. Volevo cercare di non pensare, evadere dalla quotidianità e così quasi sempre accettavo volentieri.
“Pronto Laura, ciao, senti, per sabato stiamo organizzando serata danzante al Lido Beach, ti va di venire? Ci sono le prevendite, così prendiamo i biglietti da Luca.”
Era Marta che, come sempre, stava organizzando qualcosa di carino per invogliarmi ad uscire.

“Certo, perché no?” Rispondo, “sì... dai, ho proprio voglia di ballare e non pensare a niente. Chi esce con noi?”
“Boh... le solite,” fa lei. “Tu, io, Dani, Stefi, Mary. Basta, perché altrimenti dobbiamo prendere due macchine.”
“Senti Marta, facciamo così. Ho voglia di guidare quindi prendo la mia auto... lo sai come sono in questo periodo. Magari usciamo prima, mangiamo una  pizza, prendiamo qualcosa da bere da qualche parte e poi si va. Che dici?”
“Diciamo che a grandi linee va tutto ok. Ci sentiamo venerdì per la conferma definitiva. Intanto io penso ai biglietti. Baci baci.”

Sabato ero super euforica. Mi andava davvero di uscire e distrarmi un po’. Anche se avevo il pallino fisso di Marco. Erano due mesi che non lo sentivo e non lo vedevo. Ogni volta che pensavo a lui, mi veniva il panico. Ormai il suo ricordo m’ispirava terrore, ma allo stesso tempo mi chiedevo se stesse bene. Mi mancava tanto in quei pochi momenti di follia personale, e sapevo bene che non era la cosa giusta da pensare.

Brano tratto da “Bordeline: quando una donna ama” di Antonella Contu


Aspettando lui...

Quella sera, come da prassi, dopo la pizza ci sarebbero state le danze. Io ero in preda al panico, naturalmente bissai l’invito. Troppo ...